domenica 9 giugno 2013

I crepuscoli dei gatti

@sylva

Quando ero ragazzino, nella casa dei nonni, residenza abituale una volta finite le scuole nelle sterminate vacanze estive di un tempo, amavo con passione le lunghe giornate di giugno quando i crepuscoli dalla luce azzurrina e fresca dopo tanto sole e gichi scalmanati, portavano un silenzio come sospeso e sembravano non finire mai.
Ma solo qualche anno dopo, complice una natura in me che aveva la pretesa di diventare sempre più "leopardiana", ho cominciato a "usare" quelle ore che per me erano e restano le più genuinamente fantastiche di tutto l'arco dell'anno.

Soltamto in certe sere di giugno, quando la marea delle ombre dentro la casa si univa alla mancanza di rumori che suggerisce un lunghissimo sospiro neanche più percepibile o soltanto sospeso, complice l'inizio della notte che, ancora luminoscente, avanza aerea assieme a una brezza morbida e ai profumi di gelsomini e fieno, ecco che, muoversi in giro magari a piedi nudi, in completa solitudine nelle stanze lievemente rimbombanti e disordinate, sì, perché ormai i nonni non ci sono più e quella casa malinconica è abbastanza grande da sentirne l'ampio abbraccio ma anche il senso di ogni libertà possibile che ispira...

      E la notte è li da ore ma sembra non arrivare mai.''
Ecco che il "quando", il tempo, comincia a confondersi, si confondeva con uno spazio trasfigurato da una oscutìrità accorpata intimamente al silenzio e in qualche modo dalla inaspettata luminosità inerente, o forse era soltanto rimasta negli occhi l'eco di giornate così esagerate per lunghezza e luminosità. Felicità fotonica. La serenità di stare perdendo le coordinate della veglia ma che questo avveniva in modo inusuale quanto lucido.

Proprio così devono sentirsi normalmente i gatti...

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